lunedì 16 marzo 2009
"Non segnaliamo migranti", manifestazione a Bologna
BOLOGNA - "Contro il razzismo, per il diritto alla salute: noi non segnaliamo". E' con questo slogan che medici, studenti, immigrati e avvocati scenderanno in piazza, domani a Bologna, contro l'emendamento del pacchetto sicurezza che spinge gli operatori sanitari a denunciare gli stranieri irregolari che si rivolgono a loro per necessità mediche.
La lista dei promotori è lunga e comprende, tra le altre sigle, l'associazione Sokos, l'Associazione degli specializzandi bolognesi e Federspecializzandi, il gruppo Prometeo degli studenti di Medicina, il Coordinamento migranti, gli Avvocati di strada, Piazza grande, Medici senza frontiere, Emergency, Ya Basta, Cgil e Arci. L'appuntamento è per le 18 in piazza Maggiore, e da lì si muoverà un corteo verso piazza Roosevelt, via Battisti, via Ugo Bassi e via Rizzoli per tornare infine sul Crescentone. Con l'occasione si continueranno a raccogliere firme per l'appello ("Siamo medici e infermieri, non siamo spie") rivolto al parlamentari. E prima, tra le 11 e le 14, si svolgeranno volantinaggi al Sant'Orsola, al Maggiore e in alcuni poliambulatori della città. Nell'ambito del "Noi non segnaliamo day", ci saranno manifestazioni anche a Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna e Cesena, oltre che in altre città d'Italia come Milano e Roma. Con la norma già approvata in Senato e in attesa del passaggio alla Camera, come spiega Chiara Bodini di Sokos, "il primo obiettivo è bloccare l'iter parlamentare". Poi, in caso di approvazione, l'appello alle istituzioni locali è che "si responsabilizzino verso l'applicazione" della misura, facendosi "garanti del diritto alla salute e alla riservatezza delle persone". Senza "evocare fantasmi", continua Bodini, "l'emarginazione e la clandestinità sanitaria è pericolosa per tutti, le patologie non fanno distinzioni".
L'esempio, drammatico, è quello della prostituta nigeriana morta a Bari di tubercolosi, che proprio per timore di essere denunciata non è andata in tempo all'ospedale. Circa un mese fa Sokos, che si occupa di curare gratuitamente i migranti (quasi 5.000 le visite effettuate ogni anno), aveva reso noto un calo sensibile del numero dei pazienti che si rivolgono all'ambulatorio di via de Castagnoli. Un calo "non drammatico", spiega Bodini, "e oggi stiamo tornando ad un numero fisiologico di persone". Però "la fatica è avviarle alle strutture pubbliche", con le quali manca "il rapporto di fiducia costruito negli anni". Il manifesto promosso dalla Regione Emilia-Romagna e appeso negli ospedali, insomma, è apprezzato ma non basta.
Di norma "incivile, ingiusta e illegale" parla Antonio Mumolo, presidente dell'associazione Avvocati di strada e consigliere comunale Pd a Bologna. Quello di segnalare gli irregolari diventerebbe un obbligo, ripete. "Maroni continua a dire che non ci sono problemi perchè si tratterebbe di una facoltà- continua Mumolo- ma o è poco informato o in malafede". Medici, infermieri e personale amministrativo strutturato vanno incontro all'omessa denuncia (divenendo reato l'immigrazione clandestina), con relative conseguenze legali ma non solo: c'è anche il rischio di sospensione dal posto di lavoro, spiega Mumolo. L'invito esplicito è alla "disobbedienza civile", compiendo quindi un atto illegale "per affermare un principio di civiltà".
(continua alla U.R.L. http://www.dire.it/HOME/index.php?menu=3&cont=19232 )
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